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Šolochov, Michail Aleksandrovič.

Scrittore russo. Nato e cresciuto nella regione del Don, ambientò in questa regione gran parte delle sue opere, traendo spunto dalle vicende storiche del popolo cosacco col quale visse e condivise gli anni della guerra civile. Importante esempio è il libro I racconti del Don (1926), raccolta ambientata negli anni della guerra civile nella quale fornì un ritratto umano, storico e sociale dei Cosacchi, protagonisti anche del romanzo Il placido Don (1928-40). Quest'ultimo, pubblicato in quattro parti, è un'epopea dei Cosacchi nel periodo della prima guerra mondiale e della guerra civile ed è considerato l'opera fondamentale del realismo socialista sovietico. Š. si accostò alla letteratura nel 1923, collaborando ad alcune pubblicazioni del Komsomol (Unione della gioventù comunista). Delle opere seguenti, solo il romanzo Terra vergine dissodata è ispirato direttamente alla vita cosacca, ma certamente la scelta stilistica e il modo di affrontare la tematica sociale anche in altri scritti ebbero come punto di riferimento l'esperienza diretta e la conoscenza profonda di un popolo. Durante la seconda guerra mondiale fu corrispondente dal fronte e redasse una serie di articoli pubblicati su diversi giornali tra il 1943 e il 1954 e in seguito raccolti nel volume Hanno combattuto per la patria (1959). Ricordiamo anche Il destino di un uomo (1956-1967), dedicato ai problemi sociali del dopoguerra. Eletto deputato al Soviet supremo nel 1936, dal 1949 fece parte dell'Accademia delle scienze dell'Unione Sovietica. Nel 1965 fu insignito del premio Nobel per la letteratura (Kružlin, Rostov sul Don 1905-1984).